LAURA PANNO IN DISORIENTE.
C’è qualcosa di fantastico in queste immagini. L’acqua, i vapori, l’aria, i colori, la vegetazione, l’atmosfera, e infine un airone. Tutto contribuisce a sviluppare una metafisica e un vero e proprio spaesamento. Dove siamo? E’ difficile dirlo. Laura Panno ci porta dentro un luogo che è fantastico e reale al tempo stesso. Ci disorienta portando per mano il nostro sguardo verso un altrove, verso il sogno di un altrove, verso un luogo incantato che è geografia del desiderio. Gaston Bachelard nel suo L’Eau et les Reves scrive “E’ vicino all’acqua che ho meglio compreso che il fantasticare è un universo in espansione, un soffio di odori che fuoriesce dalle cose per mezzo di una persona che sogna”. Sono sognanti queste immagini, si lasciano sognare e ci sognano. Ci cullano verso una reverie dell’immaginario che realmente espande l’universo dei nostri sguardi, li dilata da quel punto verso tutti i punti dell’universo. E in questo disorientamento lo spazio esplode verso i luoghi disorientati del sogno. Quante volte nei sogni non sappiamo dire dove ci troviamo! Trovarsi e ritrovarsi, direbbe Alighiero Boetti, affidando solo alle parole le nostre reveries. Laura Panno non usa le parole ma immagini da vedere e intravedere, immagini che non sono tutto ma parte e da questa parte raggiunge il tutto attraverso un percorso che la fotografia riesce a cogliere nel suo istante del darsi e nella sua variante dell’essere immagine sempre sognante e risognante. In queste opere Laura Panno non ferma tutto, non congela il fluire dell’acqua, non immobilizza l’airone che si presenta al nostro sguardo con la leggerezza di un volo non ancora spiccato. Già l’airone, proprio il focus di queste immagini, come avrebbe detto Roland Barthes. L’airone che nei giardini orientali diventa ornamento e decoro, l’airone che in questo caso diventa focus misterioso e punto inesauribile della reverie, sulla sponda del torrente. Dove siamo in Oriente o in Occidente? La fotografia, si sa, non rimemora il passato (il tempo) e non ci riporta al luogo dello scatto (lo spazio), piuttosto ci disorienta da entrambi. Ed è a questo uccello che Laura Panno affida una iconografia da stampa orientale quasi nella tradizione di quell’infinito intrattenimento con le immagini e tutte le sue varianti che quella storia dell’arte (orientale evidentemente) ci ha offerto.
Laura Panno eliminando il tempo e lo spazio attraverso queste immagini ci conduce all’emozione forte di atmosfere delle perdite del chi c’era, quando e dove. Dove sarà volato l’airone focus quando sarà volato?
Questo è il vero punctum (ciò che ci punge) delle sue immagini e qui non troviamo punti cardinali e geografie dell’ immaginario tutto viene sottoposto alla volatilità atmosferica, perché, forse è il caso ancora di ricordarlo, fuori dall’universo della cultura la natura non ha né spazio e né tempo misurato o contato e tutto si svolge secondo leggi e unità di misure non scritte. E questo senso di disorientamento è naufragare dolce verso i limbi di una poesia non detta, non scritta, ma vista e restituita.
Antonio d’Avossa